C’era chi provava a rimuoverlo con la moxa (composto creato con foglie di artemisia, messo poi a contatto con la pelle e fatto bruciare alle estremità, in modo da rilasciare lentamente calore), chi cercava di coprirlo o camuffarlo con altri tatuaggi.
All’epoca i lavori a contatto col sangue erano considerati disdicevoli, di conseguenza ad eseguire l’irezumi doveva essere esclusivamente un membro appartenente alla classe degli Eta (persone che vivevano ai margini della società, nemmeno considerata umane, alla stregua degli hinin).
Dopo aver eseguito la pratica, lo hinin veniva tenuto per tre giorni in una specie di ospizio per far sì che la ferita iniziasse a rimarginarsi, dopodiché era rilasciato, dando inizio alla sua nuova “non vita”.
L’irezumi assumeva varie forme a seconda della città in cui veniva praticato, ma in generale era rappresentato da un unico segno, solitamente una linea (applicata sul braccio o sulla fronte, a cui se ne aggiungevano altre in caso di recidive) o ideogrammi (per esempio, aventi i significati di “cane” o “cattivo”). Ecco alcuni irezumi in varie città/province: